Sappiamo tutti che i social network come li conosciamo non sono nel loro momento migliore e sono messi in discussione da molti punti di vista.
Sarà la perdita di utenti di Facebook, e le forze spese da Instagram per rincorrere i competitor (a colpi di “copia-incolla”) ma è chiaro che anche i grandi arrancano e gli utenti si stanno guardando intorno. Aggiungiamoci che haters e polarizzazione, bullismo, insana e spesso truccata corsa ai like/followers, filtri e fake, bizze degli algoritmi, sono tutti temi che stanno accrescendo – nel clima generale di voglia di cambiamento – il desiderio di veder nascere social network di nuovo tipo.
Certo, non parliamo di spostamenti di massa, i numeri dei top players restano planetari e Zuckerberg il suo piano per il futuro, non tanto prossimo diremmo, l’ha messo in chiaro rinominando l’azienda in Meta. Parliamo di altri numeri, ma pur sempre milioni di utenti (per l’Italia si riducono a pochi “early adopter”) che ci possono far parlare di tendenze da tenere d’occhio e segnali da cogliere. Forse alcuni di questi nuovi social ce la faranno, altri spariranno nel nulla, qualcuno lascerà un messaggio o porterà qualche buona nuova idea che forse qualcun altro copierà.
Sia ben chiaro, già avevano iniziato i Millenials a muoversi, ma la loro leva era più un fuggire dai luoghi infestati dai loro genitori e/o la ricerca di intrattenimento basato su linguaggi espressivi e tematiche a loro più vicine, dallo streaming dei gamers su Twitch ai trend musicali di TikTok*.
Ora sembra diverso per i loro figli, la Generazione Z o Zoomers.
La necessità di comunicare con i propri coetanei di tutto il mondo resta centrale, ma con più consapevolezza, ai social si inizia a chiedere di essere:
- inclusivi, nonviolenti, educati, protettivi
- reali e attendibili
- etici, se non impegnati direttamente
- corretti verso i creator
Per questo vediamo apparire e a volte farsi notare nuove (ma non solo) piattaforme che cercano di proporsi come risposta in modo positivo, ovviando proprio ai “mali” dei vecchi social, dichiarando guerra a filtri, algoritmi, vanità e prepotenza. In tutto ciò, un ruolo lo giocano i creator più famosi che spostano milioni di utenti e, con i loro contenuti, rendono più o meno attraente un social.
Andiamo a fare qualche nome.
1. BeReal “Your Friends for Real”
Nato nel 2020 in Francia, come mette in chiaro il nome, vuole contrastare i contenuti eccessivamente costruiti, i filtri, l’editing e i set costruiti ad arte. Per ottenere questa autenticità, la trovata è semplice: ogni giorno, a un’ora diversa, tutti gli utenti ricevono una notifica simultanea per catturare e condividere una foto entro due minuti. Fotografi quello che davvero stai facendo e come sei, perché lo scatto è automaticamente duplice: la scena frontale + un selfie. E aggiungiamo, niente adv (per ora).
Come dicono loro, l’app “non ti renderà famoso”, ma questo piace e la stanno premiando con una crescita esponenziale che li ha portati al traguardo di 10mln utenti giornalieri.
2. Dispo “Live the moment”
Fondata nel 2019, partita come una semplice app di fotografia (iOS su invito), imita una vecchia macchina fotografica usa e getta da cui prende il nome (in inglese “disposable camera”). Qui il motto è vivere il momento, infatti le fotografie appaiono nei feed degli utenti solo la mattina del giorno dopo, e solo allora si può decidere se salvarle o pubblicarle in album personali o condivisi definiti rullini (rolls).
Dopo qualche intoppo del management (cerca youtuber David Dobrik), ha annunciato l’anno scorso di aver ricevuto un secondo round di investimenti. Il NYTimes l’ha definito “l’anti Instagram”, ma nel frattempo molte cose sono cambiate.
3. Poparazzi “The Anti Selfie Selfie Club”
Lanciata nel 2020 da due fratelli millennials californiani, si differenzia da tutte le altre piattaforme perché nel tuo profilo possono finire solo le foto scattate dai tuoi amici in cui sei stato taggato. Ora puoi capire il perché del nome “paparazzi”! Grazie al network privato di amici, il tuo profilo si popolerà senza che tu faccia nulla, o quasi. Per garantire la privacy, riceverai prima della pubblicazione una notifica ogni volta che un utente che non segui ti tagga, e se non ti piace la foto, potrai deciderne l’eliminazione dal tuo profilo. E puoi bloccare utenti indesiderati.Aggiungiamo che non ci sono didascalie, like, commenti, statistiche e nessuna possibilità di editing degli scatti.
Tutto bene negli intenti, più difficile nella pratica garantire la sicurezza, evitare molestie, fake e falsi account. Che ci riusciranno, è la scommessa dei tanti investitori che puntano sul successo di quest’app.
4. Geneva “Where your group chats”
Geneva, apparsa a New York nel 2021, è una piattaforma in cui l’elemento chiave è il gruppo privato. Dopo esserti iscritti non devi vare altro che creare la tua stanza tematica e usare una delle opzioni a disposizione – chat, forum, audio, video, dirette – per parlare con i tuoi amici invitati. Naturalmente si possono creare più stanze e organizzarsi con diversi moderatori in modo da gestire gruppi anche molto grandi. Così si può dire addio a feed e algoritmi, vanity metrics, bot, heaters e quant’altro.
Deve la sua fama ultimamente a delle inquiline note, le due influencer di TikTok Kate ed Emma, autrici del podcast Sea moss girlies, che dopo essersi create qui le loro stanze hanno invitato gli amici a seguirle. Non saranno solo loro, ma la piattaforma registra tassi di crescita a tre cifre.
5. Supernova “The social network that gives back”.
Una scelta etica esplicita: l’impegno a donare il 60% delle entrate pubblicitarie a enti di beneficenza scelti dagli utenti. E per essere ancora più chiari sul social che intendono essere, rilanciano offrendo una moderazione umana 24/7, per una comunità più gentile e inclusiva. Il meccanismo sembra semplice: gli utenti che condividono fotografie e video insieme a commenti e messaggi, possono scegliere anche una causa da sostenere (come l’azione per il clima, lotta alla povertà, la salute mentale, la protezione degli animali, ecc.ecc.) e più like prendono, più quella causa riceverà in percentuale dal fondo disponibile.
Servirà questo approccio nuovo ad attrarre anche investitori e i soldi di quei brand che cercano l’attenzione della Gen Z? Speriamo, perché dai conti del fondatore, se arrivassero a conquistare anche solo l’1% del mercato dei social media, la donazione potrebbe ammontare a 600 milioni di sterline l’anno.
6. Discord “Your Place to Talk and Hang Out”
Dalla predominanza di temi gaming per cui era nata nel 2015 come applicazione VoIP, si è allargata anche ad altro visto i 350 milioni di utenti che sono invitati a discutere, anche con video e voce, in stanze pubbliche o private (invitati via link) dentro a gruppi detti server. Piace per il suo approccio meno invasivo e il suo formato privo di pubblicità, e perché è gratis. Non ha venduto a Microsoft che la voleva, ma ha fatto una partnership con Sony, per cui si è garantita di proseguire nel suo sviluppo indipendente. Tra i server più popolari, quelli dedicati a NFT, criptovalute e metatarso, tutti argomenti cari agli zoomers.
7. Patreon “Creativity powered by membership”
Come sempre, dall’esigenza di qualcuno, in questo caso il musicista Jack Conte, nasce un servizio utile per tutti. Nel 2013 Jack nonostante il successo su YouTube incassava poco a nulla, da li a fondare la piattaforma non ci ha messo molto. L’idea era più che chiara: permettere agli autori di ottenere compensi per i contenuti realizzati. Per questo piace a content creator come videomaker, autori di podcast, musicisti, scrittori, visual artist, la cui libertà creativa viene tenuta in massima considerazione.
La piattaforma mette dunque i creator al primo posto, non gli investitori pubblicitari, perché sa che questo è il loro win-win. E visto come si stanno muovendo le nuove generazioni e la crescita della piattaforma, l’idea di una “new creative economy” sta pagando.
Oggi Patreon conta 250.000 creator a cui gli 8 milioni di sostenitori hanno pagato negli anni 3,5 miliardi di dollari.
Altro?
Naturalmente la lista continuerebbe, citiamo ad esempio ancora l’app di note vocali Somewhere Good che si definisce “An app that feels less like a feed & more like a kickback through voice notes“, ma potremmo parlare anche di Newness, la social live-streaming community dal claim “A place for friends. Not fans.“
E tu, hai altro da segnalarci?

*NOTA: opposto il caso di TikTok il cui target sta invece invecchiando (un po’ come era successo a Facebook con l’arrivo dei boomers). Negli USA il target 30-49 anni è salito al 42% e quello dominante 10-29 sceso al 47% (dati Settembre 2021).